venerdì 30 gennaio 2009

"Compagnia dei buoni ed onesti"...

Comincio a odiare tutta questa falsità.
Un giorno.:"Come stai?", con un sorriso stampato sulla bocca.Il giorno dopo: cambio di maschera.
Sembra quasi che le mille facce di una persona si possano accumulare dentro l'armadio.Come dire: "Mm..vediamo...oggi metto questa si, mi sembra la faccia giusta per andare a lavoro..."Un pò come le cravatte prima di andare in ufficio...
L'ipocrisia regna sovrana ormai su questo mondo: dalla politica alla pubblicità, o forse è meglio dire dalla pubblicità alla pubblicità (per quello che è diventata la politica...)
Quante volte ho sentito persone confessare "io rispetto qualunque tipo di persona con le proprie differenze", e poi disprezzare profondamente non appena se ne presenti l'occasione.
Diventa poi talmente tangibile in determinate situazioni (e forse insopportabile), che risulta perfino "comoda". E dire che una maschera in quanto tale dovrebbe essere invece scomoda da portare.
E allo stesso tempo le relazioni tra gli individui diventano sempre più vuote.Come potersi fidare di una persona se una minima espressione del viso può corrispondere all'esatto contrario?
Questo seguire tutti i modelli della società pone addirittura un dubbio:
è da considerare falso colui che segue un modello e si estrania da se stesso, oppure colui che proprio non seguendolo, volendo puntare al proprio individualismo, si estrania dall modello?
Qualcuno dirà "quante elocubrazioni mentali!..."(per non dire altro...), ma forse pensando a quanto siano poche e preziose le amicizie, per esempio, come sia raro poter contare su una persona che potresti considerare come un fratello/sorella, diventa tutto più chiaro...
Non c'è più spontaneità, sembriamo attori presenti su di un palcoscenico che cambiano ruolo al cambiare dell'occasione.
Attenzione: non mi dite che c'è qualcuno che non fa parte della compagnia di teatro.L'iscrizione è obbligatoria purtroppo!La chiamerei "Compagnia degli attori buoni ed onesti"...Il problema è che tocca sempre lavorare...

Ho sviluppato un pensiero negli anni, proprio a questo proposito: ognuno è almeno minimamente ipocrita, se non verso gli altri almeno verso se, perchè esserlo fa parte dell'uomo, diciamo che è una caratteristica propria all'individuo facente parte della società.
Anche perchè essere ipocriti a volte aiuta a vivere meglio,ma non è certo questo il lato che voglio criticare..Questa è la "maschera buona", o il lato buono se preferite.
Credo che il lato insopportabile di un grande ipocrita, e la sua debolezza, sia l'evidente mancanza di una personalità che cerca di rendere più deboli gli altri perchè raggiungano il suo stesso livello o stiano, ancora peggio, ad un livello inferiore.

L'ipocrisia è debolezza.Vallo a spiegare a chi ci fa soldi, a chi ne approfitta e/o la usa per interesse...

























mercoledì 28 gennaio 2009

Importante: da "ricordare"...

Ieri, 27 gennaio, è stato il Giorno della Memoria.

Ho spesso discusso di questo giorno perchè secondo me è un giorno che ha bisogno di essere innanzitutto "ricordato".
Ma stavolta non si intende un semplice ricordo del tipo notebook, o agenda, con scritto sopra "compleanno di Luca": ricordare in questo caso vuoldire arrivare a immaginare, riflettere, pensare di potersi trovare in una condizione simile, convincere almeno noi stessi che non dovrà succedere mai più tutto questo.
Mi è capitato di poter leggere, vedere documentari, ascoltare testimonianze.
Sono allibito, sconcertato. La domanda che mi sono posto é "Come è possibile che l'uomo possa giungere fino a questo punto?".
Migliaia e migliaia di ebrei deportati attraverso treni come "bestie", ammassati per giorni senza poter uscire. Ma per andare dove?Per andare verso luoghi da cui probabilmente non sarebbero più usciti, o se fosse stato, non sarebbero più usciti con la voglia di vivere.
Da subito sottoposti ad una selezione, in base a quale poteva essere valutata "la loro capacità di essere sfruttati fino allo strenuo delle forze"; alcuni venivano da subito uccisi, magari davanti a un figlio, una moglie, una madre. Altri addirittura non li hanno neppure più visti i loro parenti, i loro amici.
E a chi sopravviveva, era riservato il" genio" più alto che la crudeltà, la malvagità della mente umana, ha potuto produrre. I "sopravvissuti" (se così possiamo definirli degli uomini senza un'anima) venivano spogliati non solo dei propri vestiti,dei propri oggetti, dei propri ricordi, ma della loro stessa identità. Venivano rasati: e il volto, già incredulo e incapace ormai di soffrire, perdeva altri tratti della bellezza che aveva avuto sino ad allora. Venivano fatti lavorare in condizioni deplorevoleli per giornate intere, senza tener conto del freddo, della fame. E non il segno di un minimo cedimento.Pena? la morte.Completa assenza di condizioni igieniche, quei corpi si trasformavano in un'immagine "pesante" da sopportare alla vista, erano corpo senza vita, ormai privi di ogni minimo accenno della fisicità di un tempo. E i lutti venivano ricosciuti con forni, camere a gas, e quant'altro, in modo da fare sparire ogni traccia della presenza di un'essere umano.E chi può aver fatto tutto questo..? Un'essere umano.
Credo che sia fondamentale ricordare, per non cercare di sbagliare ancora, per parlare ai nostri figli di dove è potuto arrivare il mondo, perchè non si può e non si deve tacere.

venerdì 23 gennaio 2009

Connetersi : le analogie che fanno scaturire i pensieri...

Oggi in una lezione di Anatomia, e precisamente riguardante il sistema nervoso e i neuroni, abbiamo trovato delle analogie sorprendenti con la connettività di cui parliamo ultimamente nella blogoclasse. I neuroni sono vere e proprie unità di integrazione di dati forniti da altri neuroni o da cellule effettrici, con cui vanno a costitutire una vera e propria rete di connessione.
Immaginate gli impulsi nervosi che passano da un neurone all'altro come i post dei nostri blog, che raccolgono pensieri, avvenimenti, idee, progetti e chi più ne ha più ne metta...
La conduzione nervosa è il risultato di una vera e propria interazione tra i neuroni.Il passaggio dell'informazione (sotto l'aspetto dell'impulso...) si dirige da un corpo cellulare all'altro attraverso dei filamenti, che potremmo paragonare alla rete telematica, modulati dai mille segnali priovenienti da altri neuroni. E' cosi che un impulso può essere eccitato (allo stesso modo un pensiero sul web può essere accettato, compreso...), oppure inibito (allo stesso modo un pensiero può essere criticato...) o modulato (allo stesso modo può essere espresso un pensiero simile che vada ad integrare e a influenzare questo o quel progetto...)
Non vi sembra di trovare delle somiglianze, seppure casuali, con il tema dell "essere connessi" di cui abbiamo parlato sin'ora..?
Sta di fatto che, continuando a parlare di questa analogia, la risposta data dal sistema nervoso per un'azione motoria per esempio, è il risultato dell'attività di ogni neurone, e si può soltanto immaginare quanto possa esser complessa l'interazione di migliaia di cellule per la formulazione di un singolo "output".
A mio parere potremmo eguagliare ogni neurone ad un computer, e quindi ad una persona in rete. Ovviamente ogni individuo fornisce un "input", che entra in relazione agli input forniti da altri individui.
E' cos'è un uomo se non è proprio in "relazione" con gli altri uomini..?
Da sempre i filosofi dalle epoche più lontane hanno trattato questo argomento, da Sant'agostino a Seneca, ancora prima addirittura Aristotele, fino ai giorni nostri seppur secondo modalità differenti. L'uomo ha bisogno di esprimersi per sentirsi uomo, ovvero è uomo soltanto in relazione a chi gli sta intorno. Pensate che ne sarebbe di un unico "cretino" sulla terra...forse muore anche presto perchè magari non sa fare niente o no sa cucinare, oppure cade in acqua e non sa nuotare...Comunque digressioni scherzose a parte, se abbiamo un mezzo come il web per ampliare la possibilità delle nostre relazioni, è sicuramente uno strumento da poter utilizzare in modo positivo, indipendentemente dalla deteminazione sociale e storica in cui si è venuto a trovare.
Per concludere, i neuroni attraverso la loro rete di connessioni, possono sopperire alla perdita di neuroni circostanti...Ora...non che un pc "muore", nel senso che non vuole comunicare con tutti gli altri, e noi tutti sopperiamo alla mancanza: non è certo questo il discorso che voglio fare.
Quello che voglio dire è che tutto procede verso una fine, lo stesso uomo è limitato, come lo è nel compiere "connessioni", nell'interagire con gli altri. Anche questa rete di connessioni forse è limitata, ma di certo è un modo per contrastare i limiti come il tempo e la distanza, ed esprimere attraverso una "conduzione continua" di questi "impulsi" la nostra umanità...

martedì 20 gennaio 2009

"essere connessi" = "essere costruttivi"...

...è strano di come ci si rende conto di alcune cose soltanto dopo averle provate...perchè pensarle può sembrare la stessa cosa, ma verificarle su se stessi, a volte, è la cosa migliore...e mi direte...di cosa sta parlando questo..??

Sto parlando dell "essere connessi". Leggendo l'articolo di Downes, quelle 7 "abitudini" mi erano sembrate inizialmente le abitudini di una persona per lo più "altamente connessa", come dice lui stesso, ma in un senso del tutto diverso da come l'ho inteso più tardi: per me rispecchiavano le abitudini appunto, ma di una persona continuamente in rete, nel senso "on line", in linea, e comunque sia di un mondo di cui non potevo far parte. Io..?come potevo far parte di una "comunità", se così posso definirla, con cui non riesco neppure a dialogare..?nel senso...io non sono di certo una persona continuamente in rete, e nemmeno curioso di tutte le novità che escono fuori ogni giorno dal web...anzi su questo campo, per certi versi mi definisco inesperto, poco pratico.
Allora ho cominciato a leggere e a fare una cosa che prima per me non aveva senso: interagire.
Cercando di capire cosa avesse voluto dire veramente quell "essere connessi", ho cominciato anch'io a leggere i blog e i commenti che parlavano di questo argomento, ho usato gli altri come mio punto d'inizio. Mi ha colpito un post in un blog in particolare:
http://ilgiardinodianacletomitraglia.blogspot.com/2009/01/connettivit-ssione-ibilit.html.
La connettività viene descitta come un ampliamento delle nostre potenzialità, come una connessione che può trasformarsi in un dialogo continuo, uno scambio di pensieri e idee.Adesso avevo capito...
Ne ho dedotto che "connettersi" è qualcosa di più alto che accendere un modem e chattare o cercare un qualunque sito. Grazie a l'aiuto di questo strumento la mia parola può fare il giro del mondo (oppure no...ma comunque ne ha la possibilità...), ma sicuramente si entra a far parte di una "città" in cui gli scambi sono più facili, in cui una discussione può essere il frutto del pensiero di ogni individuo sul globo...è come se poi, nella lontananza, fossimo tutti vicini...è proprio quest'ultima frase la conclusione a cui sono giunto grazie al fatto di essermi "connesso veramente": è come se tutti, seppur lontani milioni di kilometri, possiamo sentirci vicini nella nostra lontananza...è come poter costruire un mondo in cui il problema degli orari e delle distanze viene eliminato...e in questo mondo forse, si può anche costruire "qualcosa" che fuori, nella vita reale intendo, è impossibile costruire...ma allora l"essere connessi" vuoldire "essere costruttivi"... é forse questo l'obiettivo della nostra blogclasse..?
Paradossalmente in una società in cui non parliamo neppure con il vicino di casa, possiamo elaborare un pensiero, un progetto, un'idea anche con l'uomo più lontano da noi...Certo l'essere costruttivi dipende poi come dice Downes dalla nostra volontà...possiamo volerlo, e quindi fare nostre quelle abitudini di cui lui stesso parla...

giovedì 15 gennaio 2009

Che ne pensate...?

L'ho trovata in un libro e ho avuto la fortuna di leggerla...

Mi dice la mia casa :
" Non abbandonarmi, il tuo passato è qui ".
Mi dice la mia strada :
" Vieni, seguimi, sono il tuo futuro ".
E io dico alla mia casa e alla mia strada :
" Non ho passato, non ho futuro.
Se resto qui, c'è un andare nel mio restare;
se vado là c'è un restare nel mio andare.
Solo l'amore e la morte cambiano ogni cosa ".

Kahil Gibran

martedì 13 gennaio 2009

...Pensiero:l'Omologazione...

...mi sembra di far parte di un mondo che è sempre più "uguale" e meno "differente"...cos'è tutta questa somiglianza?..già...sembra che la parola "diverso" per molti suoni più come un disprezzo...sembra che le "particolarità" vengono denunciate piuttosto che accolte ed apprezzate, che somigliare sia un "pregio"; quando poi ognuno, cercando di somigliare a qualcun'altro, non si accorge di non far altro che perdere la propria identità, il proprio "io"...da qui l'ipocrisia, l'invidia, l'odio...Non che tutto derivi da questo, ma forse qualcosa anche da questo, e sottolineo anche per intendere che forse una parte è dovuta anche a questo...come..?? siamo partiti dall'omologazione e siamo arrivati così in basso..??voglio dire..siamo partiti da un "voler somigliare" e siamo arrivati all'invidia..??... strani gli uomini...e dire che poi sono tutti "omologati" dal fatto di essere tutti uomini...tutti comunque esseri umani allo stesso modo...una parola..?paradossale...e sicuramente faccio parte di questo paradosso da cui non uscirò e probabilmente non voglio uscire fuori...