mercoledì 5 agosto 2009

Correre...

Corro. Mi sembra di correre da una vita ormai, e forse non me ne rendo neppure più conto.
Sempre in affanno. A mala pena riesco a far tutta la mia strada, ma la corro con convinzione, e ognuno solo sa, che la volontà è più forte anche della fatica.
Non so se vi è mai successo, nel correre appunto: ci si sente liberi, in fondo che si ha da pensare in quel momento a parte muovere le gambe?...ma è proprio quello il "bello". I movimenti diventano automatismi e sopraggiungono mille pensieri, sensazioni.
Il sole, la tranquillità di una strada lungo un fiume al tramonto della sera. A volte penso proprio alla fortuna di poter "correre" nella mia vita, a volte invece mi chiedo se non sia giusto fermarsi a fare delle "soste".
E' ovvio che non sto parlando di una semplice corsa, ma è la più importante, quella per la propria strada.
Talvolta nel compiere quegli stessi automatismi, mi chiedo se non ci si scordi che ognuno si può "muovere" anche diversamente, che si può anche camminare per esempio, o saltare, che non c'è bisogno di fare tutta questa fatica. Mi sembra che ad un tratto vengano "a galla" tutte le cose che stanno nel cassetto "dimenticate o non troppo considerate"...Già...
Ma poi mi ricordo di una cosa. La strada è lunga, e se si vuole raggiungere il proprio "arrivo" è necessario mantenere un proprio ritmo, un proprio equilibrio.
E dunque continuo a correre, sulla strada e nella mia vita, nella speranza di poter arrivare quantomeno soddisfatto ad ognuno dei miei arrivi, e forse poter riprendere qualcosa da quel cassetto, lasciandoci invece qualche soddisfatta fatica.
L'importante è ricordarsi che la propria strada ognuno sceglie di percorrerla diversamente, come è giusto che sia, consapevole della propria fatica e della propria soddisfazione.

sabato 30 maggio 2009

Esperimento sociale...

Prendete un gruppo di persone,
fatene una "classe".
Dopo lasciate solo che il tempo faccia la sua parte:
sfido chiunque a dire che la classe sia sempre vissuta in maniera pacifica,
che gli individui che ne fanno parte non si siano mai disgregati,
che non siano sorti mai battibecchi, che abbiano sempre cercato di "convivere"...
Allora scoprirete una cosa: farne una classe è impossibile.
Quindi è proprio così, ognuno tira con i propri remi sempre verso la propria barca??

mercoledì 13 maggio 2009

Sfogo...ovviamente senza andare nel "mio" particolare

Stavolta voglio parlare di qualcosa che mi ha riguardato, generalizzando però un pò il tutto e parlando sotto un certo punto di vista della questione generale del "rispetto".
Perchè questo argomento..?Perchè come sempre sono polemico?mm...si, sono polemico...Ma non nel senso di voler controbattere tutto quello che mi viene detto, più che altro nel senso di non riuscire a sopportare determinate cose. Sono il tipo (ostinato rompiballe) che quando gli viene messa in tasca non riesce proprio a starsene zitto. Ho come una coscienza parlante che non riesce a sopportare il classico "ma si dai che sarà mai, tutto passa". No. Su questo no!
Badate: il gesto compiuto da chi pensa d'esser superiore, può essere anche il torto meno grave del mondo, ma può diventare (per colui che viene considerato inferiore, detto anche "fesso" dall'altro) anche pretesto di vendetta. Già...maligno forse, ma come si fa a comportarsi altrimenti verso persone che agiscono in mala fede? peraltro, senza un valido motivo?
Ho sempre creduto al rispetto come qualcosa,prima di tutto, reciproco: oggi ne parlavamo tra compagni di corso e ho chiaramente affermato, per l'appunto, che preferisco non essere considerato se so di non avere rispetto da parte di un altro/a. Che senso ha essere salutati se poi nel mentre ti vengono lanciati dietro nient'altro che accidenti. Qualcuno dice che sia questione di educazione. Io penso che l'educazione spetti soltanto alle persone che rispettiamo e che ci rispettano.
Immagino il rispetto come un muro. Un muro "alto" perchè non può far passare facilmente i "soffi" dei pregiudizi, delle dicerie, dei pensieri maligni e chi ne ha più ne metta; ma allo stesso tempo "fragile, sottile" perchè basta un "gesto", inteso nella sua connotazione più ampia di atto o parola, per abbaterlo.Il muro va inteso nella sua solidità, non nella sua chiusura.
La vendetta da attuare allora non sarà ne difficile ne violenta. Ovviamente. Il "fesso", in precedenza, aveva avuto soltanto il merito (con risultato negativo) di prestare "buon senso", fiducia, ma non per questo può essere di certo ritenuto inferiore. E così basterà la semplice quanto efficace indifferenza, che altro non coincide se non con la perdita del rispetto.
Così forse, colui che veniva considerato stupido e ostinato, sarà adesso anche superiore, perchè avrà dimostrato che è più conveniente alzare i muri per costruire edifici intorno a persone di cui ci si può fidare, piuttosto che costruirli intorno a persone per le quali l'edificio si potrebbe abbatere a partire dalle fondamenta.

venerdì 17 aprile 2009

La solidarietà su Facebook..?

Ieri sono arrivato ad un limite. In treno, non so se vi è mai capitato, si ascoltano molte conversazioni, a volte anche involontariamente, alcune "fastidiose", altre ancora perchè, dovendo passare il tempo, sentire qualcuno parlare di cose proprie aiuta a far si che l'attesa sia più rapida.
Ebbene, ieri era una di quelle giornate: ho sentito 2 ragazze che raccontavano dell'incidente di un loro amico o conoscente, e della "solidarietà" (se così volete definirla...io personalmente userei un altro termine...) che gli era stata data su Facebook.
N.B. Premetto: sono contrario a questo social network, ma non per questo voglio dire che ognuno non possa scrivere quello che vuole; ovviamente ognuno è libero di scrivere quello che vuole secondo la propria opinione.
Raccontavano di decine di persone, che neppure conoscevano questo povero tizio, che lo trattavano come se lo conoscessero da una vita, che creavano gruppi a cui associarsi per sostenere la sua guarigione, gli inviavano auguri, che da una vita a questa parte, non avevano neanche mai pensato di inviargli.
Con questo non voglio dire che sia ipocrita mostrare un qualsiasi atteggiamento di solidarietà, ma penso che ci sia un limite, almeno, tra il contatto "personale" e quello che si ha in rete.
Trovo che sia un atteggiamento appartenente al tipico "voglio apparire" più che un atto solidale: un azione reale, in certi casi, è sicuramente migliore di una scritta su Facebook.
Non voglio far parte di questa comunità, che invece sembra ormai catturare il mondo. Ammetto che abbia i suoi lati positivi: trovare persone disperse nel mondo con un click, oppure poter contattare vecchie conoscenze, sono sicuramente due degli aspetti più interessanti. Ma il fatto stesso che l'esistenza della persona sia basata sul mito della "fotina", e che tutto quello che scrivo debba essere poi riflesso a tutti i miei "amici" (le virgolette non sono casuali...), mette in mostra il vero scopo di questo network, così come preannuncia il titolo stesso. E' prima di tutto la tua faccia, intesa come la tua immagine, di cui fanno parte anche le parole che scrivi, la prima cosa che importa...non tanto il contatto personale.
E' questo che non concordo in Facebook, nel fatto che ricalchi l'obbiettivo del pubblicizzare che già viene perseguito da molti nella realtà, come diceva gia Giacomo(http://onemorequestion.wordpress.com/2009/04/06/odio-parola-forte-ma-stavolta-me-la-permetto/) .
E' a questo punto che vi chiedo: per voi quella è solidarietà..? Forse non sarebbe meglio smetterla, puntando a fare cose concrete, piuttosto che scrivere parole di consenso ,che prima di tutto, siano visibili a tutti..?






mercoledì 25 febbraio 2009

Verbalizzando...

Dal titolo avrete già capito di cosa sto parlando: già...ho ufficializzato il mio voto.
Mantengo la mia linea del "non vorrei parlare di me, ma...", e infatti scrivo questo post per aggiungere qualcosa in più riguardo al mio bilancio di questo corso.
Sinceramente ho iniziato un pò diffidente questo blog, soprattutto per la mia non-esagerata conoscenza informatica: non è di certo facile cominciare con lo spirito giusto quando si brancola un pò nel buio...
Ma dopo mi sono accorto di 2 cose secondo me fondamentali:
1- non avevo limiti di tempo;
2-potevo esprimermi come volevo.
Pensate a tutti i noti test a crocette scanditi da un uguale e preciso tempo per tutti. Magari uno rimane indietro, magari l'altro lascia una risposta perchè non ha fondamentalmente tempo di "pensare"... Pensare. A volte non abbiamo neanche tempo di pensare, siamo in una società che si basa sul principio "se-ti-fermi-a-pensare-sei-perso". Un pò un principio della sopravvivenza: se mantieni questi tempi sopravvivi...
Una volta ogni tanto, ho trovato qualcuno e qualcosa che rispettasse un altro principio, quello del "siamo in un altro mondo, ognuno ha i suoi tempi, e tu puoi metterci il tempo che vuoi" senza essere troppo vincolato da orari, luoghi e date. Mica poco.
Resta da precisare che poi tutto dipende dalla volontà e dalla voglia che ciascuno ha di mettersi alle prese con nuove esperienze...
Il secondo punto è la libertà di esprimersi.
Si viene sempre valutati in base a "prestazioni", non a quello che si vuole esprimere, ma in base ad un determinato momento o periodo, a delle precise domande, e tutto nello spazio di pochi minuti, magari dando un'impressione sbagliata di quanto ci si è lavorato sopra.
E invece no, stavolta no, ognuno si è potuto esprimere liberamente secondo i propri canoni,le conoscenze e i mezzi.
E in mezzo a tutto questo il "condividere". Soltanto alla fine credo di aver capito il titolo del blog del Prof...credo eh...(prof mi scusi se sbaglio l'interpretazione...)
"Insegnare, apprendere, mutare": insegnando non si smette mai di apprendere, e apprendendo nuova conoscienza non si smette mai di mutare...
Condividendo con gli altri il web attraverso un semplice quanto efficace feed reader, ho appreso molto di più di quanto potessi fare da un libro; ho avuto voglia di conoscere, di sperimentare. Anche perchè non mi sono sentito solo come nel rapporto io-libro, ma in un continuo dialogo, e cosa meglio di un dialogo dagli svariati argomenti e sfacettature può stimolare la conoscenza..?
Infine una cosa stupida: il mezzo o i mezzi, la rete.
I costi da adottare sono davvero bassi e il risultato molto più rapido e efficace.
Chiudo dicendo che non lascerò nel dimenticatoio questo blog, ho voglia ancora di conoscere condividendo, di mettermi davanti al mio reader o al mio blog e guardare cosa offre di nuovo oggi per me la rete...

lunedì 23 febbraio 2009

Intuizioni artistiche...

Volevo con questo post mostrare e onorare 2 disegni di un artista, nonchè mio amico: Edgar Noè Vannelli...

Guardate e commentate pure se volete...




La prima è un'immagine simbolica sulla seconda guerra mondiale... da guardare attentamente... La seconda nasce invece dalla passione per uno sport, il basket, e finisce nella creazione di qualcosa di particolare...








mercoledì 18 febbraio 2009

Assignment # 4

Un'enorme Biomedica online: PubMed

“PubMed”: l’unione delle iniziali di 2 parole facilmente identificabili sostituisce “Pubblicazioni Mediche”.
Ma andiamo più a fondo…senza lamentarmi più di tanto sul fatto che non sapessi minimamente di cosa si stesse parlando, ho cominciato a rimboccarmi le maniche e ad attingere un po’ di conoscenza dal web: è proprio vero che i mezzi a disposizione ci sono tutti. Basta solo avere un po’ di pazienza, ostinazione, e voglia di conoscere ciò che sembra, davvero, “oscuro"…
Oltre all’amorevole Wikipedia ho trovato numerosi siti che parlavano di Pubmed e in particolare ne cito 2 (magari possono esservi d’aiuto per capirne di più…):


_ www.psychiatry.univr.it/docs/Library_docs/Guida%20Pubmed%202004.pdf

_ http://bms.beniculturali.it/q&a/index.htm

PubMed è un sito di servizio fornito dalla U.S.National Library of Medicine che nasce dall'esigenza di molti medici di avere scambio scientifico e facile accesso ai lavori dei propri colleghi: fornisce infatti estratti riguardanti articoli scientifici, pubblicati su qualsiasi giornale di divulgazione ad interesse medico o veterinario ed è ottimo per ricercare testi scientifici che accreditino la bibliografia per la propria ricerca.
Dal 1949 ad oggi è stato creato un vero è proprio database bibliografico, una raccolta quindi di citazioni riguardanti qualunque campo della medicina, indicizzato, in modo da essere facilmente ricercabile, e racchiuso in un serie di “record”: praticamente ciascun articolo viene identificato da uno o più autori, titolo della rivista di pubblicazione, anno, ecc...ovvero da una serie di caratteristiche. Ogni citazione corrisponde ad un record e viceversa.
Si può, così facendo, adottare un diverso criterio, nella ricerca di informazioni biomediche in tempo reale!
PubMed è solo uno dei tanti database che compaiono in una stringa superiore, a cui è collegato, e che rappresentano altri servizi offerti gratuitamente…un mondo di conoscenza immenso a propria disposizione. Un unico inconveniente: DANNAZIONE è IN INGLESE!!... non si può avere tutto dalla vita…=)
Ma va beh!... almeno provare per credere. Seguendo le istruzioni-guida che ho trovato nei siti suddetti ho provato a ricercare un argomento che a me interessa: ad esempio...la Fibromialgia!
Ovviamente ho inserito la keyword in inglese(anche se ho visto che pur inserendo un termine errato in italiano, questo viene comunque affiancato in uno spazio sottostante con una serie di termini correlati), e mi sono apparsi tutti gli articoli riguardanti questa sindrome, in cui erano descritti sintomi e cause di tale patologia, correlati inoltre a link di voci osservabili (sottostanti alla scritta “See also”), che erano ricollegabili a loro volta alla voce iniziale. Già da questo ci si può rendere conto che, partendo da un singolo termine, vengono messe a disposizione informazioni su qualunque altro termine che riguardi lo stesso campo medico!...
Ma quella appena descritta è solo la più semplice delle modalità di ricerca, come andare su un qualunque motore di ricerca e digitare qualcosa di cui si vuole saperne di più.
Per non perdersi nei “meandri” della conoscenza dispersiva, si può scegliere a quale database riferirsi, o se si vuole fare una ricerca generica scegliere per esempio “PubMed Central”.
Fra l’altro ho visto che selezionando “Book” nella barra in alto, si possono scoprire i testi da leggere sull'argomento, o le riviste sulla quale è stato pubblicato. Sempre che qualcuno preferisse osservare queste notizie direttamente dal cartaceo.
La ricerca, fra l’altro, può essere resa maggiormente selettiva dall’utilizzo dei termini booleani, preposizioni logiche che vengono ampliamente spiegate nel primo dei link che ho evidenziato.
Per cercare di affinare le proprie ricerche consiglio più che altro un po’ di pratica: questo servizio funziona attraverso un meccanismo logico, basta perderci un po’ di tempo (come ho fatto io…) per scoprire che è molto più semplice di quel che sembra.

Se poi siete “Englishofobi” come me, potete andare su
www.pubmed.it: e una versione italiana, molto ridotta (di pochissime riviste), ma comunque utile nella sua limitatezza rispetto alla versione americana…
Non pensavo che si potessero catalogare talmente tante informazioni in un solo sito, e in un modo talmente selettivo…o meglio non pensavo che una conoscenza tale fosse disponibile a tutti in un modo simile…

lunedì 16 febbraio 2009

Articolo 21 della Costituzione italiana

21. Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il
proprio pensiero con
la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere
soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può
procedere a sequestro soltanto per
atto motivato dell'autorità giudiziaria
nel caso di delitti...

lunedì 9 febbraio 2009

Adesso non so rispondermi...

Non lo so...non so cosa sia giusto e quale sia il limite tra la vita e non...
Ammiro, davvero, chi rimane in ogni istante con idee ben salde, ferme.
Non sono le parole di chi non vuole prendere una posizione, sono le parole di chi non vuole di certo decidere per gli altri.
E ancora non ho neanche capito...chi ha il diritto di decidere se non io della mia vita..?
Hai deciso tu stavolta..? anche questo non l'ho ancora capito...

domenica 8 febbraio 2009

Assignment # 3

Il formato PDF : e i libri scomparsero per...tecnologia...

Per la serie "meglio tardi che mai" ho finalmente approfondito la conoscenza del PDF...
La sigla recita "Documento in formato portatile": il vantaggio di avere un formato di file, indipendente da hardware, software e ogni tipo di settaggio o di piattaforma utilizzata, già puo rendere bene l'idea. In pratica un formato di files che viene letto e soprattutto codificato sempre nello stesso modo:

l'equivalente di un libro dentro un monitor, provvisto anche di indicizzazione.
Potrebbe esser definito il formato per documenti "pronti da stampare".
Il documento può essere addirittura criptato con password:così facendo, può essere bloccata l'alterazione del documento, che in tal modo può venire soltanto letto o stampato.Oppure la password può limitare la lettura a pochi utenti.
Cosa c'è meglio di un libro inalterabile, sicuro e neppure soggetto all'usura..?
Inoltre nella lettura di un documento possono essere inseriti link, che rimandano a qualsiasi programma, filmato, suono o sito web in linea. Possono essere fatte miniature di ciascuna pagina, in modo da cercare le pagine interessate molto più velocemente.
Quindi più di un libro, direi un documento interattivo...
E non è finita qui, per leggere un documento in PDF, oltre che di un computer(ovviamente...), c'è bisogno di un unico mezzo, l'installazione di un "lettore", come Acrobat Reader, peraltro scaricabile gratuitamente dal web.
Allora allarghiamo un pò il pensiero: un documento interattivo che può essere facilmente condivisibile e leggibile nello stesso momento da tutti.
Non è un caso che si parli ormai di poter catalogare intere biblioteche, milioni di libri, con questo formato. Forse la tecnologia segnerà la scomparsa del fascino del "quieto leggere" sui vecchi libri di carta..?Forse...se non altro la scomparsa dei libri potrebbe segnare la "comparsa "di qualche albero in più...


lunedì 2 febbraio 2009

Il Viaggio delle Connessioni

Mi è piaciuto navigare in questo mare, in questo oceano.
A volte mi sono fermato in qualche porto, a volte ho avuto l'occasione di arricchirmi, di crescere, di diventare più saggio.
Ho visto altre navi nel mio viaggio senza una precisa meta.
Spesso mi sono fermato a parlare con gli altri navigatori. Ho condiviso idee, pensieri.
Abbiamo spesso discusso su quanto fosse vantaggioso, ma allo stesso tempo difficile navigare:
l'Oceano è vasto, e vasto è il numero delle scelte, delle motivazioni, degli obiettivi.
C'è chi è partito, ma è rimasto vicino a casa. Chi si è allontanato, qualcuno forse troppo lontano dalle altre navi, dagli altri porti.
Una paura, un dubbio mi fa pensare.
Forse sono stato un viaggiatore solitario..?
Forse ho sbagliato nello scegliere questa strada..?
Non lo so. Alla fine ognuno segue una propria meta, perchè ognuno ha stimoli diversi.
Se non altro questo viaggio mi è stato utile.
Ho potuto conoscere meglio l'oceano, le sue potenzialità.
Ho potuto esporre le mie idee e confrontarmi con gli altri navigatori.
Credo che, come ogni viaggio, mi abbia portato conoscenza, esperienza.
Penso che questo possa spingere un navigatore anche a continuare il suo viaggio...

venerdì 30 gennaio 2009

"Compagnia dei buoni ed onesti"...

Comincio a odiare tutta questa falsità.
Un giorno.:"Come stai?", con un sorriso stampato sulla bocca.Il giorno dopo: cambio di maschera.
Sembra quasi che le mille facce di una persona si possano accumulare dentro l'armadio.Come dire: "Mm..vediamo...oggi metto questa si, mi sembra la faccia giusta per andare a lavoro..."Un pò come le cravatte prima di andare in ufficio...
L'ipocrisia regna sovrana ormai su questo mondo: dalla politica alla pubblicità, o forse è meglio dire dalla pubblicità alla pubblicità (per quello che è diventata la politica...)
Quante volte ho sentito persone confessare "io rispetto qualunque tipo di persona con le proprie differenze", e poi disprezzare profondamente non appena se ne presenti l'occasione.
Diventa poi talmente tangibile in determinate situazioni (e forse insopportabile), che risulta perfino "comoda". E dire che una maschera in quanto tale dovrebbe essere invece scomoda da portare.
E allo stesso tempo le relazioni tra gli individui diventano sempre più vuote.Come potersi fidare di una persona se una minima espressione del viso può corrispondere all'esatto contrario?
Questo seguire tutti i modelli della società pone addirittura un dubbio:
è da considerare falso colui che segue un modello e si estrania da se stesso, oppure colui che proprio non seguendolo, volendo puntare al proprio individualismo, si estrania dall modello?
Qualcuno dirà "quante elocubrazioni mentali!..."(per non dire altro...), ma forse pensando a quanto siano poche e preziose le amicizie, per esempio, come sia raro poter contare su una persona che potresti considerare come un fratello/sorella, diventa tutto più chiaro...
Non c'è più spontaneità, sembriamo attori presenti su di un palcoscenico che cambiano ruolo al cambiare dell'occasione.
Attenzione: non mi dite che c'è qualcuno che non fa parte della compagnia di teatro.L'iscrizione è obbligatoria purtroppo!La chiamerei "Compagnia degli attori buoni ed onesti"...Il problema è che tocca sempre lavorare...

Ho sviluppato un pensiero negli anni, proprio a questo proposito: ognuno è almeno minimamente ipocrita, se non verso gli altri almeno verso se, perchè esserlo fa parte dell'uomo, diciamo che è una caratteristica propria all'individuo facente parte della società.
Anche perchè essere ipocriti a volte aiuta a vivere meglio,ma non è certo questo il lato che voglio criticare..Questa è la "maschera buona", o il lato buono se preferite.
Credo che il lato insopportabile di un grande ipocrita, e la sua debolezza, sia l'evidente mancanza di una personalità che cerca di rendere più deboli gli altri perchè raggiungano il suo stesso livello o stiano, ancora peggio, ad un livello inferiore.

L'ipocrisia è debolezza.Vallo a spiegare a chi ci fa soldi, a chi ne approfitta e/o la usa per interesse...

























mercoledì 28 gennaio 2009

Importante: da "ricordare"...

Ieri, 27 gennaio, è stato il Giorno della Memoria.

Ho spesso discusso di questo giorno perchè secondo me è un giorno che ha bisogno di essere innanzitutto "ricordato".
Ma stavolta non si intende un semplice ricordo del tipo notebook, o agenda, con scritto sopra "compleanno di Luca": ricordare in questo caso vuoldire arrivare a immaginare, riflettere, pensare di potersi trovare in una condizione simile, convincere almeno noi stessi che non dovrà succedere mai più tutto questo.
Mi è capitato di poter leggere, vedere documentari, ascoltare testimonianze.
Sono allibito, sconcertato. La domanda che mi sono posto é "Come è possibile che l'uomo possa giungere fino a questo punto?".
Migliaia e migliaia di ebrei deportati attraverso treni come "bestie", ammassati per giorni senza poter uscire. Ma per andare dove?Per andare verso luoghi da cui probabilmente non sarebbero più usciti, o se fosse stato, non sarebbero più usciti con la voglia di vivere.
Da subito sottoposti ad una selezione, in base a quale poteva essere valutata "la loro capacità di essere sfruttati fino allo strenuo delle forze"; alcuni venivano da subito uccisi, magari davanti a un figlio, una moglie, una madre. Altri addirittura non li hanno neppure più visti i loro parenti, i loro amici.
E a chi sopravviveva, era riservato il" genio" più alto che la crudeltà, la malvagità della mente umana, ha potuto produrre. I "sopravvissuti" (se così possiamo definirli degli uomini senza un'anima) venivano spogliati non solo dei propri vestiti,dei propri oggetti, dei propri ricordi, ma della loro stessa identità. Venivano rasati: e il volto, già incredulo e incapace ormai di soffrire, perdeva altri tratti della bellezza che aveva avuto sino ad allora. Venivano fatti lavorare in condizioni deplorevoleli per giornate intere, senza tener conto del freddo, della fame. E non il segno di un minimo cedimento.Pena? la morte.Completa assenza di condizioni igieniche, quei corpi si trasformavano in un'immagine "pesante" da sopportare alla vista, erano corpo senza vita, ormai privi di ogni minimo accenno della fisicità di un tempo. E i lutti venivano ricosciuti con forni, camere a gas, e quant'altro, in modo da fare sparire ogni traccia della presenza di un'essere umano.E chi può aver fatto tutto questo..? Un'essere umano.
Credo che sia fondamentale ricordare, per non cercare di sbagliare ancora, per parlare ai nostri figli di dove è potuto arrivare il mondo, perchè non si può e non si deve tacere.

venerdì 23 gennaio 2009

Connetersi : le analogie che fanno scaturire i pensieri...

Oggi in una lezione di Anatomia, e precisamente riguardante il sistema nervoso e i neuroni, abbiamo trovato delle analogie sorprendenti con la connettività di cui parliamo ultimamente nella blogoclasse. I neuroni sono vere e proprie unità di integrazione di dati forniti da altri neuroni o da cellule effettrici, con cui vanno a costitutire una vera e propria rete di connessione.
Immaginate gli impulsi nervosi che passano da un neurone all'altro come i post dei nostri blog, che raccolgono pensieri, avvenimenti, idee, progetti e chi più ne ha più ne metta...
La conduzione nervosa è il risultato di una vera e propria interazione tra i neuroni.Il passaggio dell'informazione (sotto l'aspetto dell'impulso...) si dirige da un corpo cellulare all'altro attraverso dei filamenti, che potremmo paragonare alla rete telematica, modulati dai mille segnali priovenienti da altri neuroni. E' cosi che un impulso può essere eccitato (allo stesso modo un pensiero sul web può essere accettato, compreso...), oppure inibito (allo stesso modo un pensiero può essere criticato...) o modulato (allo stesso modo può essere espresso un pensiero simile che vada ad integrare e a influenzare questo o quel progetto...)
Non vi sembra di trovare delle somiglianze, seppure casuali, con il tema dell "essere connessi" di cui abbiamo parlato sin'ora..?
Sta di fatto che, continuando a parlare di questa analogia, la risposta data dal sistema nervoso per un'azione motoria per esempio, è il risultato dell'attività di ogni neurone, e si può soltanto immaginare quanto possa esser complessa l'interazione di migliaia di cellule per la formulazione di un singolo "output".
A mio parere potremmo eguagliare ogni neurone ad un computer, e quindi ad una persona in rete. Ovviamente ogni individuo fornisce un "input", che entra in relazione agli input forniti da altri individui.
E' cos'è un uomo se non è proprio in "relazione" con gli altri uomini..?
Da sempre i filosofi dalle epoche più lontane hanno trattato questo argomento, da Sant'agostino a Seneca, ancora prima addirittura Aristotele, fino ai giorni nostri seppur secondo modalità differenti. L'uomo ha bisogno di esprimersi per sentirsi uomo, ovvero è uomo soltanto in relazione a chi gli sta intorno. Pensate che ne sarebbe di un unico "cretino" sulla terra...forse muore anche presto perchè magari non sa fare niente o no sa cucinare, oppure cade in acqua e non sa nuotare...Comunque digressioni scherzose a parte, se abbiamo un mezzo come il web per ampliare la possibilità delle nostre relazioni, è sicuramente uno strumento da poter utilizzare in modo positivo, indipendentemente dalla deteminazione sociale e storica in cui si è venuto a trovare.
Per concludere, i neuroni attraverso la loro rete di connessioni, possono sopperire alla perdita di neuroni circostanti...Ora...non che un pc "muore", nel senso che non vuole comunicare con tutti gli altri, e noi tutti sopperiamo alla mancanza: non è certo questo il discorso che voglio fare.
Quello che voglio dire è che tutto procede verso una fine, lo stesso uomo è limitato, come lo è nel compiere "connessioni", nell'interagire con gli altri. Anche questa rete di connessioni forse è limitata, ma di certo è un modo per contrastare i limiti come il tempo e la distanza, ed esprimere attraverso una "conduzione continua" di questi "impulsi" la nostra umanità...

martedì 20 gennaio 2009

"essere connessi" = "essere costruttivi"...

...è strano di come ci si rende conto di alcune cose soltanto dopo averle provate...perchè pensarle può sembrare la stessa cosa, ma verificarle su se stessi, a volte, è la cosa migliore...e mi direte...di cosa sta parlando questo..??

Sto parlando dell "essere connessi". Leggendo l'articolo di Downes, quelle 7 "abitudini" mi erano sembrate inizialmente le abitudini di una persona per lo più "altamente connessa", come dice lui stesso, ma in un senso del tutto diverso da come l'ho inteso più tardi: per me rispecchiavano le abitudini appunto, ma di una persona continuamente in rete, nel senso "on line", in linea, e comunque sia di un mondo di cui non potevo far parte. Io..?come potevo far parte di una "comunità", se così posso definirla, con cui non riesco neppure a dialogare..?nel senso...io non sono di certo una persona continuamente in rete, e nemmeno curioso di tutte le novità che escono fuori ogni giorno dal web...anzi su questo campo, per certi versi mi definisco inesperto, poco pratico.
Allora ho cominciato a leggere e a fare una cosa che prima per me non aveva senso: interagire.
Cercando di capire cosa avesse voluto dire veramente quell "essere connessi", ho cominciato anch'io a leggere i blog e i commenti che parlavano di questo argomento, ho usato gli altri come mio punto d'inizio. Mi ha colpito un post in un blog in particolare:
http://ilgiardinodianacletomitraglia.blogspot.com/2009/01/connettivit-ssione-ibilit.html.
La connettività viene descitta come un ampliamento delle nostre potenzialità, come una connessione che può trasformarsi in un dialogo continuo, uno scambio di pensieri e idee.Adesso avevo capito...
Ne ho dedotto che "connettersi" è qualcosa di più alto che accendere un modem e chattare o cercare un qualunque sito. Grazie a l'aiuto di questo strumento la mia parola può fare il giro del mondo (oppure no...ma comunque ne ha la possibilità...), ma sicuramente si entra a far parte di una "città" in cui gli scambi sono più facili, in cui una discussione può essere il frutto del pensiero di ogni individuo sul globo...è come se poi, nella lontananza, fossimo tutti vicini...è proprio quest'ultima frase la conclusione a cui sono giunto grazie al fatto di essermi "connesso veramente": è come se tutti, seppur lontani milioni di kilometri, possiamo sentirci vicini nella nostra lontananza...è come poter costruire un mondo in cui il problema degli orari e delle distanze viene eliminato...e in questo mondo forse, si può anche costruire "qualcosa" che fuori, nella vita reale intendo, è impossibile costruire...ma allora l"essere connessi" vuoldire "essere costruttivi"... é forse questo l'obiettivo della nostra blogclasse..?
Paradossalmente in una società in cui non parliamo neppure con il vicino di casa, possiamo elaborare un pensiero, un progetto, un'idea anche con l'uomo più lontano da noi...Certo l'essere costruttivi dipende poi come dice Downes dalla nostra volontà...possiamo volerlo, e quindi fare nostre quelle abitudini di cui lui stesso parla...

giovedì 15 gennaio 2009

Che ne pensate...?

L'ho trovata in un libro e ho avuto la fortuna di leggerla...

Mi dice la mia casa :
" Non abbandonarmi, il tuo passato è qui ".
Mi dice la mia strada :
" Vieni, seguimi, sono il tuo futuro ".
E io dico alla mia casa e alla mia strada :
" Non ho passato, non ho futuro.
Se resto qui, c'è un andare nel mio restare;
se vado là c'è un restare nel mio andare.
Solo l'amore e la morte cambiano ogni cosa ".

Kahil Gibran

martedì 13 gennaio 2009

...Pensiero:l'Omologazione...

...mi sembra di far parte di un mondo che è sempre più "uguale" e meno "differente"...cos'è tutta questa somiglianza?..già...sembra che la parola "diverso" per molti suoni più come un disprezzo...sembra che le "particolarità" vengono denunciate piuttosto che accolte ed apprezzate, che somigliare sia un "pregio"; quando poi ognuno, cercando di somigliare a qualcun'altro, non si accorge di non far altro che perdere la propria identità, il proprio "io"...da qui l'ipocrisia, l'invidia, l'odio...Non che tutto derivi da questo, ma forse qualcosa anche da questo, e sottolineo anche per intendere che forse una parte è dovuta anche a questo...come..?? siamo partiti dall'omologazione e siamo arrivati così in basso..??voglio dire..siamo partiti da un "voler somigliare" e siamo arrivati all'invidia..??... strani gli uomini...e dire che poi sono tutti "omologati" dal fatto di essere tutti uomini...tutti comunque esseri umani allo stesso modo...una parola..?paradossale...e sicuramente faccio parte di questo paradosso da cui non uscirò e probabilmente non voglio uscire fuori...